La Cristologia nella dimensione dell’esperienza: sull’interpretazione di Cristo in Edward Schillebeeckx

Nel suo articolo apparso in inglese nel 1984 e qui per la prima volta tradotto in italia-no secondo l’edizione critica della versione originale tedesca inedita, Leo Scheffczyk studia attentamente gli scritti di Edward Schillebeeckx inerenti alla cristologia ap-parsi fino all’inizio degl...

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Détails bibliographiques
Auteur principal: Scheffczyk, Leo 1920-2005 (Auteur)
Type de support: Imprimé Article
Langue:Italien
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Publié: Fac. 2020
Dans: Rivista teologica di Lugano
Année: 2020, Volume: 25, Numéro: 3, Pages: 389-409
RelBib Classification:KAJ Époque contemporaine
NBF Christologie
VB Herméneutique; philosophie
Description
Résumé:Nel suo articolo apparso in inglese nel 1984 e qui per la prima volta tradotto in italia-no secondo l’edizione critica della versione originale tedesca inedita, Leo Scheffczyk studia attentamente gli scritti di Edward Schillebeeckx inerenti alla cristologia ap-parsi fino all’inizio degli anni ’80. Egli distingue una prima fase “pre-critica” dalle opere cristologiche principali e conclude le sue osservazioni esaminando due scritti più brevi della fase tardiva. A proposito delle pubblicazioni iniziali di Schillebeeckx, Scheffczyk constata ancora una fedeltà alla dottrina ecclesiale in conformità con la Rivelazione; il domenicano belga si limitò a porre in una nuova luce la dottrina ricor-rendo alle categorie moderne dell’incontro, dell’esperienza e dell’umanità. Nella svol-ta postconciliare di Schillebeeckx verso un’ermeneutica critica, tuttavia, l’esperienza umana sarebbe diventata il criterio decisivo, insieme al rapporto con la prassi. Questa concezione emerge, con tutte le sue conseguenze, dal suo fondamentale volume Je-sus. Die Geschichte von einem Lebenden (Gesù. La storia di un vivente): la persona di Gesù è presentata – senza legittimazione metodologica e in maniera unilaterale – a partire dall’esperienza di comunità del cristianesimo primitivo, ricostruito secondo un’autocomprensione moderna. Scheffczyk conclude la sua indagine sostenendo che Schillebeeckx non concede né alla fede né alla Rivelazione alcuna consistenza con-cettuale rispetto all’esperienza umana (di allora e di oggi) e che trasforma entrambe arbitrariamente. Scheffczyk è sensibile all’argomentazione di Schillebeeckx, di cui esamina la coerenza intellettuale e la chiarezza concettuale. L’analisi di Scheffczyk rimane degna di nota perché anche oggi esistono delle visioni teologiche di Gesù che derivano almeno indirettamente da tali modelli di argomentazione. Soprattutto si coglie nella presentazione di Scheffczyk il modo in cui lo sviluppo intellettuale di un autore dipenda in modo decisivo anche dalla precedente omissione di certi chiari-menti o dall’oscuramento di talune questioni. Lo studio di Scheffczyk fornisce altresì un punto di riferimento per la reazione intellettuale a pensieri diversi dai nostri: egli dà il proprio assenso a preoccupazioni legittime, come per esempio, alla fine della se-conda parte principale, riguardo all’importanza odierna dell’esperienza e della prassi. Inoltre, alla fine, l’Autore tiene aperto il discernimento critico per rendere possibili dei futuri sviluppi positivi.
In his article published in 1984 in English and now for the first time translated into Ita-lian according to the critical edition of the inedited German original, Leo Scheffczyk examines in detail the writings of Edward Schillebeeckx, which are relevant for Christology and were published until the early 1980s. For this purpose, he distingui-shes a “pre-critical” early phase which differs from the main Christological works. Scheffczyk then allows his observation to fade abate while concentrating on two later smaller writings. For Schillebeeckx’ early publications, Scheffczyk acknowledges fi-delity to the church doctrine according to Revelation, only placed into a new light using modern categories such as encounter, experience and humanity. In Schille-beeckx’s post-conciliar turn to critical hermeneutics, however, human experience had become decisive, accompanied by the reference to practice. The full impact is reached in his central book Jesus. Die Geschichte von einem Lebenden (Jesus. An expe-riment in Christology): without any methodological legitimation, the person of Jesus is unilaterally depicted as the result of an experience of early Christian communities reconstructed from modern self-understanding. Finally, Scheffczyk summarizes that Schillebeeckx does not allow a conceptual autonomy either to faith or to revelation in relation to human experience (then as well as today‘s). He thus subjectively and arbitrarily re-embossed revelation and faith. Scheffczyk is sensitive to Schillebeeckx’s line of reasoning, examines mental coherence and conceptual clarity. Scheffczyk’s analysis remains remarkable, because even today there are theological images of Jesus that depend at least indirectly on such patterns of argumentation. Above all, howe-ver, Scheffczyk’s account shows how an author’s spiritual development is partly due to a prior omission of certain clarifications or suppression of questions. Scheffczyk’s study also provides a benchmark for mental response to thought movements which differ from one’s own: in doing so, legitimate concerns are affirmed, e.g. at the end of the second main part today’s importance of experience and practice. In addition, at the very end, the critical sighting is kept open for the possibility of future positive development.
ISSN:1420-6730
Contient:Enthalten in: Rivista teologica di Lugano